Combattere l’inquinamento che inspiriamo

Durante la stagione invernale si verifica una tipica manifestazione meteorologica in cui l’aria calda si trova sopra uno di aria fredda, soprattutto quando c’é assenza di vento. Il termine che identifica tale fenomeno è detto: inversione termica.

Una breve introduzione al problema

Infatti, se ci rechiamo in montagna durante la stagione invernale, si può notare che, sopra a valli e campagne, sussiste uno strato opaco d’aria, oppure, rimanendo in città, ci accorgiamo che siamo circondati da una folta coltre di nubi grigie che non si dissolvono per l’intera giornata.

In relazione alla sfera emotiva di ogni singolo individuo, questo grigiore non giova di certo sul buono umore, ma ancor peggio, invade la sfera della salute di ogni singolo, poiché nella massa di aria fredda si accumulano le sostanze inquinanti. Si comprende da quanto esplicato sopra che l’inversione termica rappresenta una barriera e quindi, in assenza di rimescolamento e riciclo dell’aria, le sostanze inquinanti non si dissolvono e rimangono vicine al suolo.

Lo smog, le vie respiratori ed altri danni

Le nostre vie respiratorie superiori non riescono a trattenere le polveri sottili presenti nell’atmosfera e quindi, queste ultime, raggiungono inevitabilmente i nostri polmoni, penetrando addirittura nel sangue e nel cervello.

Molte giunte comunali sono corse ai ripari impartendo ordinanze per il blocco del traffico e regolamentando l’accensione dei riscaldamenti domestici.

Perché il blocco del traffico?

Perché è il più controllabile. Un blocco del traffico è la cosa più semplice per tentare una azione immediata, anche se l’efficacia è minima. E’ molto più complesso invece pensare di programmare azioni a lunga durata. Poi ti trovi in situazioni come quest’anno che sono molto sfavorevoli: per 20 giorni e più si verifica alta pressione, assenza di venti significativi e di precipitazioni e così tutto si complica. E’ come se fossimo nella condizione di un gruppo di fumatori dentro a una stanza con finestre chiuse. Anche se due o tre non fumano per un po’, la concentrazione di fumo aumenta comunque perché non c’è ricambio.

Personalmente credo che ciascuno di noi deve tutelare la propria salute, infatti negli ultimi anni, siamo soliti notare persone indossare una mascherina anti smog per proteggersi.

Arrivano le mascherine contro lo smog

La maschera smog ha il compito di filtrare l’aria che respiriamo, quindi che inaliamo dall’esterno, bloccando le particelle pericolose, cioè le famose polveri sottili. Quindi l’azione di queste maschere è volta a “depurare” l’aria che introduciamo nei polmoni e per farlo sono dotate di filtri, detti “a carboni attivi”, sostanze in granuli formate in maggior parte da carbonio vegetale.

L’aria che respiriamo viene veicolata all’interno del filtro, dove si scontra con i granuli di carbone e l’impatto fa sì che le polveri più pesanti precipitino e vengano assorbite dai carboni attivi, che nonostante la dimensione ridotta, sono molto porosi e s’impregnano con facilità. Solo maschere dotate di questa tecnologia sono efficaci per ridurre l’esposizione e l’inspirazione degli inquinanti, per cui dimenticate quelle semplici mascherine da chirurgo, perché lavorano al contrario: sono pensate per bloccare quello che ci esce dalla bocca e non quello che respiriamo. La normativa europea in merito, distingue tre specifiche classi di filtrazione, in relazione alla capacità di ciascun modello di mascherina di filtrare dette particelle, quali polveri, nebbie e vapori.

Decisamente, quella che si può ritenere la migliore contro le polveri sottili dell’inquinamento, è denominata con la sigla: FFP3 (Protezione Facciale Filtrante), in grado di trattenere il 98% delle particelle. Le FFP1 e le FFP2, offrono rispettivamente una azione filtrante rispettivamente del 78 e del 92 per cento. Sono mascherine che, in virtù delle caratteristiche tecniche, sono usate da coloro che hanno una breve esposizione all’inquinamento atmosferico.